Liceo Statale Virgilio Progetto Prime alla Scala 2020/2021
Sezione coreutica
Docente referente: Prof. Vito Lentini
Lo Schiaccianoci è un balletto con musiche ideate dal compositore Pëtr Il’ič Čajkovskij, libretto di Marius Petipa e coreografie di Lev Ivanov. La fonte d’ispirazione primaria è il racconto Schiaccianoci e il re dei topi di E.T.A. Hoffman del 1816. Čajkovskij sperimentò in quest’opera l’utilizzo di strumenti innovativi, come ad esempio la celesta: uno strumento musicale inventato nel 1886 da August Mustel e classificato come idiofono a percussione.
La prima rappresentazione dello spettacolo si tenne al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo il 18 dicembre del 1892 e riscosse da subito un gran successo, come confermato dal compositore nella Lettera ad Anatolij analizzata nel corso delle attività previste dal progetto Prime alla Scala attivo presso il nostro Istituto. Gli allestimenti vennero addirittura definiti “magnifici” e “sfarzosi” a tal punto che gli occhi si stancavano alla visione di così tanta ricchezza.
Il balletto è oggi uno dei più rappresentati al mondo, quasi sempre in cartellone nei maggiori teatri d’opera e balletto con particolare riferimento nel periodo natalizio. La trama, infatti, propone una storia avvincente che ha luogo durante la notte di Natale.
Nel primo atto la scena prende avvio in casa Stahlbaum, è il 24 dicembre e sono in corso i tradizionali festeggiamenti natalizi. Il signor Drosselmeyer regala uno schiaccianoci a forma di soldatino alla piccola Clara, la quale, felice del dono ricevuto, vi danza assieme. Un aspetto rilevante che caratterizza questa scena è la passione e il sentimento che Clara mostra di provare per il suo nuovo giocattolo con passi di danza sprizzanti di gioia ed una melodia particolarmente allegra. A questo punto interviene il fratello minore che attraverso vari tentativi, progressivamente, mostra allo spettatore il suo piano: il desiderio di strappare dalle mani di Clara il nuovo giocattolo. I due si rincorrono con passi paralleli ed è possibile notare anche un pizzico di comicità e ironia nel vedere Clara, più agile e rapida, che approfitta dell’occasione per provocare l’infastidito fratello. Dopo vari tentativi, però, il giovane riesce nell’intento e in poco tempo rompe il giocattolo lanciandolo a terra sottolineando il momento con agitazione e rabbia: emozioni che qualunque bambino proverebbe dopo una palese provocazione. Drosselmeyer interviene applicando una sorta di fasciatura allo schiaccianoci; Clara lo ringrazia con un bacio. Il momento è segnato da tratti musicali che conferiscono serenità e Clara, entusiasta per aver recuperato lo schiaccianoci, danza insieme al giocattolo con passi lenti e cauti. Purtroppo la serenità dura poco poiché la grinta del fratello e dei suoi amici nel riprendersi il giocattolo supera ogni limite, a tal punto da rendere il clima angosciante con una trasformazione radicale della precedente serenità musicale. Il fratellino tenta di rubare ancora una volta lo schiaccianoci e, malgrado si avvicini spesso al giocattolo, non riesce nell’impresa, quindi, sconfitto, si arrende insieme ai suoi compagni, lasciando finalmente a Clara la possibilità di occuparsi del suo amato soldatino. Il particolare e apparentemente insignificante gesto compiuto da Drosselmeyer nel fasciare il braccio del giocattolo possiamo ricondurlo ad un fenomeno studiato dalla psicologia e chiamato animismo. Tale processo venne studiato per la prima volta dallo psicologo, pedagogista e filosofo svizzero Jean Piaget (1896-1980). L’animismo, per Piaget, consiste fondamentalmente nel conferire un’anima agli oggetti inanimati. Ciò è facilmente osservabile non solo nella fasciatura applicata allo schiaccianoci, ma anche nel ballo di Clara insieme al suo soldatino e nelle attenzioni che la protagonista gli rivolge dopo la “frattura”. Clara è una bambina giocosa, capricciosa e un po’ ingenua, ma è anche un personaggio molto determinato e affettuoso, e questo lo possiamo notare dal suo comportamento nei confronti di ciò che si potrebbe considerare un semplice giocattolo ma che ai suoi occhi assume un ruolo decisamente fondamentale.
La musica di Čajkovskij anche in questo caso accompagna perfettamente le sensazioni dei personaggi e dona colore alla rappresentazione della vita domestica durante le festività natalizie. Questa scena dimostra come nel teatro la psicologia umana possa essere approfondita tramite la rappresentazione artistica. Da sempre, infatti, musica, danza e arte creano la possibilità per l’uomo di rendere concreti i moti dell’animo, le emozioni, le inquietudini e le percezioni cognitive. Lo Schiaccianoci non fa eccezione. Anche in questa rappresentazione teatrale nulla manca: la sensibilità dell’animo umano traspare in tutta la sua naturalezza e le relazioni interpersonali sono perfettamente descritte dai passi vivaci dei ballerini e dalla musica penetrante suonata dall’orchestra.
Al termine dei festeggiamenti i bambini vanno a letto, Clara inizia a sognare e durante la notte continua imperterrita a cercare il suo giocattolo. L’ambientazione è quella del sogno di Clara caratterizzata, inizialmente, da una musica dolce e cristallina e dalle sfumature lievi.
La scenografia ha un ruolo fondamentale in questo segmento del balletto: da questo momento in poi, infatti, i giocattoli inizieranno ad animarsi, cominciando con i soldatini fino ad arrivare al simbolico albero di Natale. Esso assumerà dimensioni gigantesche e porterà anche più luce alla scena generale; ai suoi piedi compariranno anche molti regali di varie dimensioni e colori. Una delle scene che è possibile definire di maggiore impatto e caratterizzata da una forte potenza ed influenza è proprio questa.
The Nutcracker. Meaghan Grace Hinkis as Clara (C) ROH -Tristram Kenton, 2013
Nella versione coreografica analizzata nel corso delle attività previste dal progetto – la produzione inglese di Peter Wright – l’imponenza dell’enorme albero di Natale posto al centro del palco è sorprendente. È possibile evidenziare, inoltre, due case delle bambole, anche esse di dimensioni notevoli, che si trovano ai piedi dell’albero e dal quale, al termine della trasformazione, scende lenta una pioggia di stelle dorate che conferisce un ulteriore aspetto magico alla scena. La musica inizialmente produce un effetto tenue e delicato, essa accompagna la trasformazione della scenografia ma lentamente si avverte un continuo aumento di intensità che culmina nella parte più spettacolare della scena: l’ingrandimento dell’ albero. Nelle fasi successive vi è un istante di silenzio caratterizzato da un leggero tintinnio che conduce ad un momento di forte tensione. Qui entra in scena Drosselmeyer e con lui la musica cambia nuovamente diventando più angosciante e con un ritmo molto più veloce e sempre più incalzante.
Conclusa tale trasformazione, dal fondo della stanza, cominciano ad apparire alcuni topi dall’aspetto spaventoso che successivamente iniziano a lottare con alcuni soldatini. Anche lo schiaccianoci, animatosi, si unisce alla battaglia per combattere contro il Re dei topi. Al termine della lotta il Re, grazie all’aiuto di Clara, è sconfitto.
Una componente da considerare per la riuscita della scena sopra descritta è quella dei costumi con i quali si presentano i personaggi in scena. In questo caso i ballerini che ricoprono il ruolo dei topi indossano un costume sui toni del grigio, formato da una tuta e da una grande maschera teatrale che rappresenta il tipico muso di un topo. Per quanto riguarda il gruppo dei soldatini, invece, essi presentano un pantalone bianco completato da una giacca di colore blu arricchita da particolari in oro e un copricapo nero decorato da un dettaglio bianco che ricorda una piuma.
Nicol Edmonds as the Mouse King in The Nutcracker, The Royal Ballet. © ROH, 2017. Photographed by Karolina Kuras.
Questo ulteriore momento del balletto fornisce un altro grande spunto di natura psicologica, ovvero il sogno/incubo di Clara che scandisce l’intero balletto. Si tratta di un sogno nel corso del quale le paure dell’inconscio prendono il sopravvento: il soldatino che si anima, la battaglia fra lo schiaccianoci e il re dei Topi e la trasformazione dello schiaccianoci in Principe rendono questo spettacolo il balletto onirico per eccellenza.
Conclusa la battaglia lo schiaccianoci assume le sembianze di un Principe, si inginocchia di fronte a Clara e la invita a seguirlo in un viaggio incantato fino al regno dei dolciumi. I due protagonisti si avventurano così in una foresta coperta di neve: è il momento del valzer dei fiocchi di neve, uno dei più belli di tutto lo spettacolo.
In questo valzer le ballerine del corpo di ballo rappresentano i fiocchi di neve che danzano e volteggiano leggeri come spinti dal vento, coreograficamente armoniosi. Clara e il Principe Schiaccianoci danzano e i fiocchi di neve si adagiano a terra come per contemplare e lasciare spazio alla loro danza. La musica utilizzata per il valzer trascina e avvolge l’ascoltatore in una melodia elegante, leggera, a tratti più acuta e frizzante. Si tratta di un valzer frenetico che ricorda la caduta veloce ed irregolare della neve. In questa scena le ballerine indossano tutù di colore bianco sporco e argento brillantinato, sul capo sono adagiate corone con fantasie che rimandano a quelle utilizzate per i tutù. Clara indossa un abito color panna arricchito da fini cuciture azzurre. Il Principe Schiaccianoci indossa una giacca rossa con cuciture dorate, bottoni ai lati e una calzamaglia con strisce laterali di color oro, ai piedi gli stivali neri.
Nel secondo atto Clara e il Principe Schiaccianoci arrivano nel Regno dei Dolci, un luogo ricco di leccornie. I due giovani giungono a Palazzo e sono accolti dalla Fata Confetto ed il suo Principe. Per onorare la loro visita prende avvio un lungo divertissement dando spazio alle danze di carattere peculiari di alcuni Paesi del mondo associate ad alcune leccornie: il cioccolato con la danza spagnola; il caffè con la danza araba; il tè con la danza cinese; a chiudere il divertissement è la danza russa e la danza degli zufoli. Il culmine di questo segmento del balletto è raggiunto, infine, con il celebre Valzer dei fiori, uno dei brani più popolari di Čajkovskij. Una musica celebre, quella del valzer, che si può idealmente suddividere in tre sezioni: la prima parte, ovvero l’ingresso del corpo di ballo, è introdotta dal dolce suono dell’arpa: la scena è caratterizzata da semplicità ed eleganza e sembra farci entrare in un modo quasi surreale e magico. Nella seconda parte la musica che li accompagna, unita ai loro delicati movimenti, contribuisce a dare l’idea di leggerezza che caratterizza la scena. A differenza delle prime due, l’ultima parte è segnata da una musica più insistente, decisa. In generale i repentini mutamenti susciteranno nello spettatore emozioni diversificate e molto piacevoli.
La scena analizzata nel corso del laboratorio è tratta dalla versione coreografica di Vasily Medvedev e Yuri Burlaka: in essa la struttura coreografica è articolata e prende avvio con l’ingresso dei ballerini e la collocazione, al centro del palco, di un grande vaso ornamentale dal quale emergono addobbi floreali sostenuti dai danzatori. Il valzer prosegue con il susseguirsi ed alternarsi di danze individuali e momenti dedicati alle coppie, nelle battute conclusive i danzatori recano tra le mani ghirlande floreali. Le ballerine indossano un tutù lungo di colore verde adornato da petali e il medesimo riferimento è presente nel copricapo, i ballerini, invece, indossano un costume verde impreziosito da foglie quasi color giallo e una calzamaglia bianca. Concluso il valzer la Fata Confetto e il Principe si esibiscono in un pas de deux finale: è il culmine poetico del balletto.
Proprio questo segmento conclusivo dell’opera di Čajkovskij è stato proposto nella Serata Inaugurale A riveder le stelle che ha avuto luogo lo scorso 7 dicembre al Teatro alla Scala e trasmessa da Rai Cultura su Rai 1. Lo stralcio selezionato era tratto, in questo caso, dalla versione coreografica dello Schiaccianoci curata da Rudolf Nureyev e la coppia di danzatori vestiva i panni della protagonista Clara e del suo Principe Schiaccianoci. I due primi ballerini della Scala coinvolti erano Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko: essi hanno mostrato leggerezza e profonda intimità in questo passo a due puramente classico, hanno dato vita alla coreografia con eleganza e raffinatezza. La coordinazione e la complicità che era possibile notare in molti passaggi del passo a due era ammirevole. In alcuni momenti i movimenti di Clara erano guidati dal ballerino e ciò si notava soprattutto nella parte centrale e verso le battute finali quando lei si affidava completamente a lui; da segnalare, in particolare, la posa finale in cui il ballerino sorreggeva l’intero peso della partner in equilibrio sulla sua gamba s inistra. Interessante i l contrasto tra la musica, che è molto intensa ma allo stesso tempo malinconica, e la delicatezza dei due ballerini che mostravano il loro amore attraverso la danza. I costumi di scena erano incantevoli: Clara indossava un tutù in tulle bianco sul quale erano ricamati dettagli in nero e argento e sul capo una corona argentata, il suo Principe, invece, indossava una camicia bianca e un gilet con dettagli in oro e frange sulle spalle.
Un’opportunità, quella di analizzare il passo a due proposto nel corso della Serata Inaugurale del Teatro alla Scala, che si è rivelata un’occasione preziosa per approfondire tutto il balletto di Čajkovskij nel corso delle attività previste dal progetto Prime alla Scala attivo presso il nostro Istituto.
Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko. Foto Brescia e Amisano-Teatro alla Scala
Gli studenti partecipanti al progetto Prime alla Scala 2020/2021 – sezione coreutica
Eva Bettarello (3LA), Nicolas Ciancio (3LA), Alice Dipalma (3LA), Nicole Evra (3LA), Eleonora Garibay (5SA), Rozelle Malabanan (3LA), Micol Murgante (3LA), Stefano Petrillo (3LA), Alice Righini (3LA), Elisa Sammarone (3LA), Elisa Spezzibottiani (3LA), Alena Triggiani (3LA), Alessandro Tuzza (3LA), Alessia Valeri (5SA), Stefania Zanini (3LA), Joey Zhou (3LA).
Il docente referente del progetto Prima alla Scala 2020/2021 – sezione coreutica Prof. Vito Lentini
Il docente referente di classe Prof.ssa Loredana Ravizzotti