Sezione coreutica
Docente referente: Prof. Vito Lentini
La nuova “Bayadère” al Teatro alla Scala
La bayadère è un balletto di Marius Petipa – ballerino e coreografo francese – la cui musica fu composta da Ludwig Minkus. La bayadère fu una delle sue opere di maggior livello e andò in scena per la prima volta il 23 gennaio 1877 al Teatro Bolshoi di San Pietroburgo. Lo spettacolo è ancora oggi uno dei più famosi balletti esotici mai realizzati.
Ludwig Minkus, negli anni trascorsi alla corte dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo compose numerosi balletti, tra questi ricordiamo i più celebri: La source, Don Chisciotte e, per l’appunto, La bayadère. Tratto caratteristico del suo processo creativo era scrivere la musica contemporaneamente allo svolgimento delle prove, mentre il coreografo componeva le danze.
La fama e la bellezza dell’opera di Petipa portò il coreografo e ballerino russo Rudolf Nureyev – il quale aveva già lavorato durante la sua carriera alla rilettura di molti dei più grandi balletti dell’Ottocento – a portare in scena la sua versione della Bayadère all’Opéra di Parigi nel 1992, poco prima della sua morte. Si ricorderà che uno dei suoi più importanti contributi fu quello di rendere il ruolo maschile più decisivo e rilevante all’interno del balletto classico.
Sebbene la storia sia ambientata nell’antica India, sia la musica di Minkus che la coreografia di Petipa e Nureyev, come anche il linguaggio del corpo dei ballerini, fanno ricorso solo in alcuni momenti alle forme tradizionali di musica e danza indiana. La coreografia, ad esempio, si può inscrivere prevalentemente nella forma d’arte della danza accademica.

In questa creazione musicale si ha la fortuna di assistere alla combinazione di una varietà strumentale che crea un’armonia geometrica e fine e dona allo spettacolo un’atmosfera altalenante ed eterogenea. In questo clima si alternano momenti che portano lo spettatore in uno stato di calma psico-fisica e altri che gli trasmettono un senso di rigore e vivacità rabbiosa.
La musica di Minkus ha il privilegio di esprimere e rendere visibili le molteplici emozioni dei personaggi del balletto con una considerevole differenziazione tra i ballerini e le ballerine. Rispetto alla musica che accompagna la danza femminile, gli strumenti che prevalgono nelle scene affidate agli uomini sono soprattutto quelli che possiedono per lo più un tono grave, come i tromboni, il violoncello e le percussioni. Non solo cambiano gli strumenti ma anche ciò che la musica trasmette e il suo ritmo: vi è un ritmo vivace, la musica conferisce un tono maestoso e un senso di forza alla scena, scandendo in modo preciso e conciso i passi dei ballerini. Al contrario nella danza femminile si possono cogliere movimenti sinuosi ed armoniosi con delicatezza ed eleganza musicalmente conferita soprattutto dall’accompagnamento dell’arpa, del violino e del flauto traverso. Come strumenti secondari vi sono il triangolo e il clarinetto che donano fluidità creando un’atmosfera singolare.
Da notare che il primo passo a due dei due protagonisti Solor e Nikiya consente di mettere in luce sia musicalmente che coreograficamente l’amore che esiste tra loro e permette allo spettatore di percepire tale legame con un intenso coinvolgimento emotivo.

La bayadère, Atto II. Al centro Timofej Andrijashenko e Maria Celeste Losa. ph Brescia e Amisano
Lo spettacolo è suddiviso in tre atti. Il primo, e in particolare la seconda scena, è caratterizzato dalla frequente presenza della pantomima che permette lo sviluppo della trama e la caratterizzazione dei personaggi. L’atto secondo, al contrario, lascia un ampio spazio alla danza e si apre con la celebrazione del fidanzamento tra Gamzatti e Solor. In questo atto si possono notare diverse tipologie di linguaggio coreografico come, per esempio, la danza del tamburo che prevede un ritmo incalzante e marcato, accompagnato da diverse successioni di giri e salti. Simile ma di diversa struttura e vocabolario è l’assolo eseguito da Solor che presenta una musica vigorosa e numerose difficoltà tecniche.

La bayadère, Atto II. Al centro Stefania Ballone Christian Fagetti. ph Brescia e Amisano
Differenti sono gli assoli delle protagoniste femminili: Nikiya e Gamzatti, ad esempio, si mostrano con movimenti più aggraziati ed eleganti attraverso una cospicua esecuzione di giri sulle punte. L’atto terzo inizia con Solor che, fumando l’oppio, apre il tema dell’evasione dalla realtà lasciando spazio alla danza del regno delle Ombre eseguito dal corpo di ballo femminile. Le Ombre entrano in scena a serpentina con un moto oscillatorio e cadenzato che sembra assolvere ad una funzione ipnotica trasportandoci in una dimensione onirica. Le Ombre iniziano a danzare e successivamente le diverse ballerine in ordine eseguono assoli, passi a due e passi a tre con ritmi e peculiarità differenti. Una dei momenti più lirici e sognanti è il passo a due tra Solor e Nikiya che i due interpreti hanno eseguito alla perfezione nonostante la difficoltà dipesa dalla presenza di un lungo velo sostenuto da entrambi i ballerini.

La bayadère, Atto IlI, il regno delle ombre. Corpo di ballo del Teatro alla Scala. ph Brescia e Amisano
Per quanto riguarda la scenografia l’attenzione è catturata immediatamente da un tripudio di colori orientaleggianti: nelle prime scene prevale l’utilizzo dell’oro, mentre nelle ultime si ritrova una resa cromatica che rappresenta un mondo onirico e ideale. Le scene sono state realizzate da Luisa Spinatelli fondendo la tecnica del pittorico e del bassorilievo. Ciò che emerge è il realismo travolgente già all’apertura del sipario con quell’imponente fascio di rampicanti che avvolge l’entrata del tempio, davanti al quale appaiono per la prima volta le baiadere, tra cui Nikiya, la protagonista. La resa del volume naturalistico è valorizzata, inoltre, grazie al punto di fuga che corrisponde all’entrata del tempio capace di comunicare profondità. La tridimensionalità e la solidità riscontrati nella versione della scenografia vista alla Scala sembra mancare nell’allestimento francese che abbiamo analizzato nel corso delle attività propedeutiche alla fruizione dello spettacolo. Nella medesima scena, infatti, l’allestimento dell’Opéra di Parigi predilige una composizione stilizzata.
I costumi, creati sempre da Luisa Spinatelli, evocano un’atmosfera sognante. L’idolo d’oro, come anche gli altri personaggi principali presentano costumi sfarzosi ed elaborati. Le scelte cromatiche anche in questo allestimento hanno prediletto le sfumature prevalenti nella cultura e nelle tradizioni indiane come l’arancione, il blu e il viola. Soltanto nel momento in cui viene rappresentato il sogno di Solor entrano in scena le Ombre che indossano tutù bianchi come a ricordare la loro purezza. Un costume che ha catturato la nostra attenzione era quello di Gamzatti nella scena dei festeggiamenti del suo fidanzamento con Solor. Questo costume è sui toni del viola, presenta un corpetto viola scuro con dettagli oro sui fianchi. Il tulle del tutù è di colore lilla e anch’esso reca ricami oro che partono dal busto della ballerina fino ad espandersi alla fine del tulle.

La bayadère, Atto IlI, il regno delle ombre. Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e il corpo di ballo. ph Brescia e Amisano
La recita che abbiamo seguito vedeva coinvolti i seguenti interpreti: nel ruolo di Nikiya Vittoria Valerio, nei panni di Solor Claudio Coviello e in quelli di Gamzatti Alice Mariani. Vittoria Valerio a nostro giudizio era eccezionale nel ruolo di Nikiya, la figura esile e delicata si contrapponeva alla forza e all’energia con cui danzava, mostrando la perfezione dei suoi movimenti grazie ai quali trasmetteva una combinazione di eleganza, armonia, leggerezza ed una centralità nella presenza scenica che rapiva lo sguardo dello spettatore. Con il partner Claudio Coviello si poteva notare una grande intesa che evidenziava la passionalità che caratterizza la storia tra Solor e Nikiya. Dai suoi movimenti possenti, tra i quali salti e giri, traspare allo stesso tempo il carattere sognante e deciso di Solor. Claudio Coviello ha rappresentato tutta la gamma di sentimenti che caratterizzano il suo personaggio, sempre in bilico tra utopia e realtà, sofferente e abbattuto per la fine del suo amore impossibile con la baiadera. Dalle coreografie d’insieme emerge il duro lavoro del corpo di ballo, in particolare nell’atto delle Ombre abbiamo riscontrato una perfetta sincronia tra le ballerine, rendendo evidente un lavoro minuzioso di piedi ed equilibrio sulle punte che si ottiene solo ed esclusivamente grazie ad un’ottima padronanza della tecnica.

La bayadère, Atto II. Il corpo di ballo. ph Brescia e Amisano
Gli studenti partecipanti al progetto Prime alla Scala 2021/2022 – sezione coreutica
Enrico Accurso, Alessandra Anselmi, Stella Borradori, Francesca Cappanera, Edoardo Maria Caselli, Margherita Dossena, Claudia Esposito, Sofia Gallo, Martina Gaudenzi, Arianna Grignano, Ulisse Guidorizzi, Lin Kabakebbji, Maia Michela Marrocco, Annika Martinoli, Sabriba Elsa Mata Veliz, Alessio Mirarchi, Matile Maria Montrasi, Alice Nizzoli, Maya Paiola, Giacomo Piazza, Chiara Ponzellini, Giorgia Antonia Pugliese, Matteo Rancati, Sofia Russo Passeri, Giovanni Vladimir Zibella
Il docente referente del progetto Prima alla Scala 2021/2022 – sezione coreutica
Prof. Vito Lentini